
DNA. I benefici delle tecniche di rilassamento arrivano fino al DNA
DNA. Da qualche decennio stanno prendendo piede tutte quelle tecniche che possono essere genericamente definite “interventi corpo-mente” (mind-body interventions o MBIs) che, soprattutto negli ultimi tempi, hanno cominciato ad avere dei supporti empirici e dei riconoscimenti da parte dei professionisti della salute mentale. In particolare queste tecniche comprendono alcune discipline con una più marcata componente fisica come Yoga, Tai Chi e Qigong; e altre invece più sedentarie come meditazione, mindfullness, tecniche di regolazione della respirazione e tecniche di rilassamento. Nonostante le MBIs siano abbastanza diverse tra loro, sembra che tutte riescano a determinare dei benefici psicologici quali la riduzione dello stress percepito, la diminuzione dei livelli di ansia e l’innalzamento del tono dell’umore.
Gli studi di neuroimaging suggeriscono che queste tecniche riescano ad incrementare l’attività di alcune regioni cerebrali adibite ad importanti funzioni quali: la regolazione emozionale, la memoria, l’apprendimento e i processi auto-referenziali. Le ricerche sulle MBIs non si sono però limitate all’analisi cerebrale ma sono andate più a fondo, arrivando addirittura ad interessarsi al DNA e all’analisi dei geni.
Una recente meta analisi condotta dalle università di Covetry e di Radboud e pubblicata sulla rivista Frontiers in Immunology (http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fimmu.2017.00670/full), ha voluto andare a fondo per capire se effettivamente queste tecniche corpo-mente causino dei cambiamenti osservabili nella forma dell’espressione genica e quali sono i cambiamenti molecolari alla base dei benefici psicologici già noti.
Per farlo sono stati messi a confronto 18 studi sull’argomento per un totale di 846 soggetti esaminati, frutto quindi della revisione di oltre un decennio di ricerche. Nel complesso ne è risultato che queste pratiche sono associate all’alterazione di una serie di pattern genici: in particolare è stata riscontrata una riduzione del fattore nucleare kappa B (NF-kB), una proteina associata allo stress. L’NF-kB è una sostanza in grado di regolare l’espressione genica in quanto attiva quelle parti di DNA adibite alla codifica delle chitochine. Queste ultime sono mediatori polipeptidici, non antigene-specifici, che fungono da segnali di comunicazione fra le cellule del sistema immunitario e fra queste e diversi organi e tessuti;
Queste sostanze sono associate a risposte immunitarie dovute a eventi stressanti quali il “fight to flight” (attacco o fuga) e quindi sono stati filologeneticamente importanti per l’uomo. Nei tempi recenti però lo stress sta diventando sempre di più di tipo cronico per gli stressanti standard che siamo costretti a mantenere ogni giorno nella nostra quotidianità e l’espressione dei geni pro-infiammatori divenuta persistente sembra causare più che altro problemi medici e psichiatrici.
Questa review ha riscontrato che l’81% degli studi che hanno misurato l’attività dei geni legati all’infiammazione e/o alla proteina NF-κB, hanno denotato una significativa riduzione dei livelli infiammatori in quelle persone che esercitavano le MBIs. Ciò significa che queste discipline sembrano in grado di correggere gli effetti che l’ansia e lo stress esercitano sul corpo e sull’espressione genica e suggerisce che le pratiche MBI possano portare ad un rischio ridotto di malattie legate all’infiammazione.
Saranno però necessari ulteriori studi e verifiche per comprendere in maniera più approfondita la portata di questi effetti oltre che un confronto con quelli esercitati da altre pratiche quali l’esercizio fisico e una nutrizione sana. Si tratta comunque di una scoperta di non poco rilievo per lo studio genico di patologie correlate allo stress.
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