Federico Fellini: un genio e un esempio che travolge ed ispira

Federico Fellini, famoso regista, sceneggiatore, fumettista, attore e scrittore italiano all’età di 73 anni venne colpito da un ictus mentre si trovava al Grand Hotel di Rimini.La sua diagnosi è di infarto parietale destro, con emiparesi sinistra e neglect spaziale unilaterale.

La Dott.ssa Anna Cantagallo racconta: “Federico Fellini per me era il grande regista noto in tutto il mondo, che aveva ideato e girato Amarcord e 8 ½. Un genio, un po’ difficile da capire in tutte le sue molteplici e differenti sfaccettature… Dopo i primi giorni di ricovero nella fase acuta a Rimini, due settimane dopo Fellini fu trasferito per la riabilitazione omnicomprensiva nel Dipartimento di Riabilitazione a Ferrara, dove lavoravo come medico fisiatra e neurologo, e dirigevo il Modulo di Neuropsicologia Riabilitativa.  Lo incontrai in un pomeriggio assolato dei primi di Agosto 1993, nella sua camera di reparto: Lo visitai e valutai una prima volta, a quindici giorni dopo l’infarto. Al tempo presentava un grave deficit sensoriale e motorio che coinvolgeva la parte sinistra del corpo (emianestesia ed emiparesi a sinistra), e un difetto limitato al quadrante inferiore del campo visivo di sinistra, che indicava una lesione delle radiazioni ottiche, compatibile con la localizzazione del suo danno cerebrale. Quando ne parlava la sua consapevolezza era chiara e con il suo modo sempre teatrale mi faceva capire che fosse perfettamente al corrente di non vedere nel quadrante in basso a sinistra e di riuscire invece a cogliere gli elementi del quadrante in alto a sinistra”.

La patologia di cui era affetto Federico Fellini prende il nome di neglect spaziale unilaterale. Esso è un disturbo consistente nell’incapacità del paziente di orientare la propria attenzione verso il lato controlaterale alla lesione cerebrale. Il soggetto affetto da tale disturbo sembra comportarsi come se gli oggetti e le persone nell’emicampo negletto non esistessero. Studi clinici hanno evidenziato una frequenza notevolmente maggiore di NSU in pazienti con una lesione emisferica focale destra. In particolare nella pratica clinica si è visto che sono frequentemente presenti lesioni interessanti l’area parieto-temporo-occipitale, più raramente lesioni nelle aree premotorie frontali e tra le lesioni sottocorticali troviamo con una certa frequenza quella del talamo. Molto spesso, poi, questo disturbo è associato ad anosognosia, ovvero da inconsapevolezza rispetto al disturbo. Nel caso di Fellini, però, vi era una completa consapevolezza delle difficoltà presentate ed era anche in grado di scherzarci su questo aspetto tanto che la dott.ssa Cantagallo dice” Un giorno, mentre gli somministravo un test di cancellazione gli ho  chiesto se fosse sicuro di aver indicato tutte le campanelle del foglio.  Egli sorrise, non si accorse di altre campanelle, ma mi disse che ce ne erano sicuramente e cominciò a disegnarne altre, dicendomi che erano quelle che aveva dimenticato. Era perfettamente consapevole di tralasciare una porzione del campo visivo, ed era cosciente della sua menomazione sia attentiva che motoria, scherzandoci in modo satirico e tagliente”. L’incapacità di prestare attenzione alla parte sinistra dello spazio e/o del corpo non è dovuto ad una lesione a livello del nervo ottico o del lobo occipitale, in quanto questi risultano perfettamente integri. Infatti, anche lo stesso Fellini non presentava nessuna problematica visiva, quanto piuttosto una vera e propria “dimenticanza attentiva” del lato sinistro. Molto spesso,inoltre, la sindrome da negligenza spaziale unilaterale è accompagnata da altri sintomi clinici come la somatoparafrenia, che consiste in una forma di asomatognosia che si manifesta come un delirio selettivo verso l’arto plegico o paretico. Nonostante la connotazione delirante non si associa ad altri sintomi o disturbi psichiatrici. Anche in questo caso Federico Fellini aveva sviluppato una misoplegia dell’arto superiore di sinistra e avendo perso completamente la sensibilità ne attribuiva aspetti deliranti definendolo un mazzo di asparagi. Continua a raccontare la Dott.ssa Cantagallo “Spesso si rivolgeva all’infermiera di turno dicendo “Dov’è la mia mano finta?”oppure “. La mano sinistra di Federico non aveva nessuna sensibilità, era più scura e gelida. Così la pizzicava, la spostava come se fosse un oggetto che non gli apparteneva, la guardava con disapprovazione. In più di un’occasione racconta di essersi toccato la mano sinistra e di aver sentito una cosa fresca, grave, inerte, e di averla definita“un mazzo di asparagi”.

I clinici che hanno avuto il piacere di conoscere il regista in quella fase della sua vita, come conferma la Dott.ssa Anna Cantagallo, lo definiscono una persona brillante, creativa, che considerava il rapporto tra paziente e medico come un patto, basato su disponibilità e condivisione. In quei mesi di valutazione e riabilitazione è emersa la grande tenacia e grinta del regista e anche nei momenti di sconforto ha sempre mostrato una grande voglia di fare e di superare le proprie difficoltà.